Bor Zuljan uses Cordedrago gut strings. See in menu:

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his latest magnificent CD "The Orpheus lute", dedicated to improvisation

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 Francesco Galeazzi, Elementi teorico-pratici di musica con un saggio sopra l'arte di suonare il violino [...], Roma 1791

L'obiettivo di ogni cordaio dovrebbe essere quello di ottenere una corda buona. Ma come si riconosce una corda buona? Una delle più chiare e complete definizioni di una buona corda è quella di Francesco Galeazzi, che, nei suoi "Elementi teorico pratici di musica", nel 1791, afferma:

"La corda buona dev'esser diafana, color d'oro; cioè che dia sul gialletto, e non candida, come alcuni vogliono; liscia; e levigata, ma ciò indipendentemente dall'esser pomiciata; senza nodi; o giunte; al sommo elastica, e forte".

Chi ha già avuto tra le mani una corda Cordedrago potrà confermare che corrisponde esattamente alla descrizione del Galeazzi: è diafana, ossia traslucida, e di colore dorato grazie alla solforazione, mentre le corde trattate con perossido di idrogeno hanno un aspetto biancastro o vitreo; è liscia e priva di "nodi" (ossia di punti più rigidi e anelastici), non solo perché rettificata con tecniche moderne, ma anche per la regolarità intrinseca della sua torcitura e del budello di agnello impiegato, perfettamente cilindrico e privo delle rugosità dei difetti tipici del budello di animali adulti usato dagli altri cordai; è estremamente elastica, grazie tecniche di torcitura diverse a seconda dello spessore della corda (cfr.: Cantini di NapoliMinikinsCordoncini di RomaCordoni CordedragoCordoni di Roma); è infine resistente alla trazione perché i singoli budelli sono sottoposti a test di trazione con dinamometro prima della torcitura, ed inoltre vengono impiegate tecniche di essiccazione molto raffinate per consentire ai singoli capi della corda di incollarsi perfettamente.

Solo le Ritorte di Salle, usate esclusivamente per i cantini, sono biancastre perché realizzate con budello bovino e tecniche moderne, per ottenere il massimo della resistenza alla trazione a scapito, però, della qualità sonora.

Si può aggiungere a quanto suggerito dal Galeazzi un test empirico con cui verificare la qualità di una corda in budello: una corda perfetta non si piega o acciacca quando viene incurvata per fare un nodo, ma mantiene una curva regolare e, se lasciata, riprende la forma originaria; inoltre, se tenuta tesa tra due mani e pizzicata con l'anulare vicino ad un orecchio, dovrebbe produrre una vibrazione prolungata e ricca di armonici, simile a quella di un elastico di gomma, e non un suono sordo e subito spento, come si riscontra in alcune corde della concorrenza, a causa della loro rigidità.

Il recupero delle antiche prassi e delle materie prime usate dai cordai tradizionali non è dunque una fisima antiquaria, ma, come Cordedrago ha dimostrato nella pratica, l'unica maniera per ottenere un prodotto di altissima qualità.