L'arte del cordaio tradizionale, a cui la lavorazione Cordedrago si ispira, comprendeva varie fasi:
1) Raccoglitura: il mazziere raccoglieva dai macellai le budella ovine raccolte in mazzi di dodici pezzi e le portava nella bottega
2) Politura: tutti, nessuno escluso, collaboravano a svuotare i budelli immediatamente dalle feci, lavandoli poi con abbondante acqua fredda
3) Scarnitura: il lavorante eliminava la parte esterna (serosa) del budello e la sub-mucosa interna tramite una canna tagliata a metà longitudinalmente, sfregata contro una tavola inclinata, fissata su una vasca rivestita in piombo, detta rinfrescatore, che convogliava gli scarti tramite un beccuccio in un recipiente apposito
4) Tempra o concia: per eliminare in maniera completa il grasso e i residui di sub-mucosa i budelli venivano suddivisi per tipologia e immersi in scodelle, in cui era stato precedentemente versato il ranno, una sorta di lisciva, ossia acqua con disciolta cenere di feccia di vino, conservata in un'anfora apposita
5) Strisciatura: sui budelli precedentemente trattati con il ranno, si asportava il materiale non muscolare residuo tramite un ditale di ottone sagomato ad unghia; l'operazione si ripeteva più volte alternandola a tempre sempre più concentrate, fino ad ottenere un filo, ossia la parte esclusivamente muscolare del budello, il 5% circa della sua massa iniziale
6) Selezione: il capatore era addetto a selezionare il budello, mettendo da parte quello più sottile e resistente, destinato ai cantini
7) Rota o torcitura: si eseguiva tramite uno o due ganci, fatti ruotare velocemente e contemporaneamente tramite una ruota azionata da una manovella, che torcevano i budelli accoppiati nel numero opportuno e fissati ad un telaio rettangolare tramite pioli
8) Strisciatura con cordelle di crine: con una corda realizzata in crine di cavallo, bagnata nella tempra, si sfregavano le corde tese sul telaio per sgrassarle ulteriormente mondandole da imperfezioni e migliorandone la rotondità
9) Stufa con zolfo: il telaio con le corde ancora umide tese su di esso veniva trasportato in una stufa richiudibile ermeticamente, dove i vapori di zolfo contribuivano a sbiancare il budello e a renderlo elastico; l'operazione poteva anche ripetersi per più giorni, fino alla completa essicazione delle corde
10) Levigatura: la rifinitura si eseguiva levigando le corde con foglie abrasive di equiseto o con pomice finemente tritata
11) Bagno in olio: consisteva nell'ungere le corde o addirittura immergerle nell'olio d'oliva, per proteggerle dall'umidità e ammorbidirle
12) Incannellatura: la corda era infine confezionata a matassina tramite l'impiego di una forma, sulla quale si poteva avvolgere ad 8 la corda stessa